Era un uomo «con le antenne». Il ricordo di Toni Servillo
«Avevamo un filo diretto privilegiato nel deserto». Toni Servillo, fondatore del Teatro Studio di Caserta, autore, attore e regista teatrale, conosceva Franco Greco da vent’anni. «Sto preparando un lavoro da Marivaux e con lui, che era un grande esperto di teatro del ‘700, ci saremmo dovuti vedere a settembre per discuterne. Qui a Caserta era l’unico punto di riferimento, negli anni il rapporto con Greco aveva acquistato una grande solidità intellettuale. E poi c’era il rapporto affettivo: la sua sensibilità e la sua apertura mentale mi avevano portato con Guernica, un mio vecchio spettacolo, nell’aula magna dell’università.
Franco Greco era capace di coniugare l’interesse per il teatro del ‘700 con quello contemporaneo. Ricordo quando portò Benigni a Caserta, lo fece dormire a casa sua… Quando ero con lui, nel suo studio pieno di libri, mi sentivo come in una zona franca assolutamente decontestualizzata e quindi sprovincializzata. Con Franco condividevo il suo proiettarsi in una dimensione nazionale… Perdere Franco è significato perdere un compagno di strada. Quando decisi ad esempio di affrontare la tradizione napoletana, molti dei miei coetanei, da Mario Martone a Enzo Moscato, storsero il naso. Lui, invece, mi incoraggiò ad una rilettura moderna. Poi gli altri seguirono a ruota. Dico questo per spiegare che “aveva le antenne”, capiva quale direzione prendere. Ed univa una grande vitalità ad un estremo rigore filologico».
(“Il Mattino”, giovedì 20 agosto 1998)